I dieci anni della Maker Faire

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Ancora una volta la prima e più importante Maker Faire, quella di San Mateo, in California, non ha deluso le aspettative degli oltre 145 mila visitatori (nuovo record) che hanno affollato i padiglioni e gli spazi all’aperto del County Event Center.
Anche quest’anno siamo tornati dove tutto è nato, in quella enorme area al centro di San Mateo, un po’ parcheggio un po’ fiera di paese, dove nel 2006 si svolse la prima Maker Faire, e che quest’anno ha ospitato la decima edizione. L’anno prima, nel 2005, nacque la rivista Make, manifesto e simbolo di quel Maker Movement che in poco tempo avrebbe dato nuova dignità al mondo degli hacker, degli smanettoni e degli sperimentatori, a quegli  artigiani tecnologici che oggi vengono identificati con la parola makers e che, grazie soprattutto a Internet, hanno imparato a condividere conoscenze e competenze. E che ora, come afferma Dale Dougherty, ideatore della Maker Faire, sono pronti ad hackerare il mondo nello stesso modo con cui mettono mani ai computer ed alle schede a microcontrollore. Ovvero con un atteggiamento più creativo e più innovativo, cercando di dominare la tecnologia anziché esserne dominati; in altre parole cercando di utilizzarla come elemento abilitante della propria creatività.
Un fenomeno culturale che si è diffuso rapidamente in tutto il mondo e che è stato favorito dalla disponibilità di tecnologie sempre più semplici, più a buon mercato e, soprattutto, completamente “aperte”, sia nell’hardware che nel software. Tecnologie attorno alle quali si sono formate delle comunità di appassionati (pensiamo a DIY Drones di Chris Anderson, ad Arduino e a Raspberry Pi) che hanno portato in pochi anni alla nascita di nuovi prodotti e nuovi mercati, dai droni alle stampanti 3D. Un movimento culturale che è anche alla base di numerosi altri fenomeni, dai FabLab – luoghi dove i makers condividono attrezzature ed esperienze – ai coworking, spazi e servizi comuni dove iniziare attività imprenditoriali, fino agli hackerspace, luoghi dove i makers si ritrovano per condividere attività e progetti di interesse comune.
I confini tra queste iniziative sono piuttosto labili e spesso all’interno di spazi di coworking nascono anche dei FabLab che magari sono semplici hackerspace. Sicuramente il Maker Movement ha anche molto in comune con fenomeni quali il crowdfunding e con la nascita di nuove imprese di tipo innovativo, ovvero col fenomeno delle start-up.
Spesso, infatti, molte delle attività e dei progetti realizzati per passione dai makers si trasformano in vere e proprie attività di tipo imprenditoriale. In fondo Steve Jobs, Dave Packard e Bill Hewlett altri non erano che dei makers. Questi nomi ci ricordano altri nomi, quelli delle località che troviamo nei dintorni di San Mateo: Palo Alto, Cupertino, Menlo Park, Mountain View, Sunnyvale, San Josè, Redwood Shores, Santa Clara e tanti altre ancora, dove hanno sede le più innovative società al mondo, da Google a Intel, da Apple a Facebook. La Maker Faire ed il Maker Movement non potevano che nascere qui, in quell’area compresa tra San Francisco e Santa Clara che si percorre in meno di un’ora di macchina lungo la 101 e che attraversa la Bay Area e la  Silicon Valley.
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Un ecosistema dove continuano a nascere e svilupparsi imprese particolarmente innovative, con una visione molto lucida e puntuale del futuro. Guardando all’attività di queste aziende possiamo intravedere come sarà il nostro mondo tra 10 o 20 anni. Società come Uber e Airbnb (entrambe di San Francisco) stanno cambiando il modo con cui ci approcciamo alla mobilità e alle citta; Tesla (che ha sede a Paolo Alto) sta guidando l’innovazione in campo automobilistico e non solo (i sistemi di accumulo domestici lanciati recentemente potrebbero cambiare radicalmente l’assetto delle reti energetiche); Space X (con sede a Hawthorne) sta rivoluzionando la tecnologia spaziale.
Per non parlare delle iniziative di Google in campo genetico: i progetti Sens e Calico intendono sconfiggere la vecchiaia e, addirittura, regalarci l’immortalità. Sembra fantascienza ma il ragionamento dei ricercatori è molto semplice: basta bloccare la degenerazione delle cellule e il gioco è fatto. Queste iniziative danno il senso dell’aria che si respira da queste parti dove la cultura del “non è possibile” è bandita e dove tutto è  ispirato ad un misto di follia e fiducia nel futuro; dove la tecnologia non è fine a se stessa ma un mezzo per migliorare la nostra vita e il mondo.
La stessa aria si respira anche alla Maker Faire, dove non si va – come in una tradizionale fiera – a vedere questa o quella applicazione, per poi magari acquistarla e portarla a casa. Alla Maker Faire si va a vedere quello che i makers o le community sono riusciti a realizzare con la loro creatività sfruttando le tecnologie disponibili, alla Maker Faire si va – come dicono da queste parti – per farsi “ispirare”.
Camminando tra i padiglioni della fiera e nelle vaste aree all’aperto abbiamo visto come la creatività dei makers abbia declinato nelle forme più incredibili tutte le tecnologie disponibili: abbiamo incontrato mostri meccanici realizzati con ruspe in disuso o improbabili velocipedi, bellissimi giochi di luce o lampade dalle forme più strane. Alcune di queste realizzazioni sono diventate nel tempo delle vere e proprie attrazioni, come le fontane a base di CocaCola & Mentos o i mostri sputafuoco della Fire Art.
Alcuni di questi oggetti si possono trovare solamente alla Maker Faire di San Mateo, proprio per lo spirito unico che caratterizza quest’area della California. Girando tra gli stand e incrociando nei viali le attrazioni, abbiamo avuto la netta sensazione del futuro che ci aspetta, indefinibile ma precisa allo stesso tempo. La certezza che quelle persone con la loro creatività, il modo giocoso di porsi, i marchingegni spesso completamente inutili ci stessero inviando un preciso messaggio, al quale non è estranea la curiosità del pubblico che ha partecipato alla fiera (tantissimi i bambini!). Creatività e curiosità che fanno passare in secondo piano l’aspetto tecnologico, ma che proprio per questo motivo sono in grado di metterne in luce le caratteristiche più significative.
Anche tutti i produttori di semiconduttori che da alcuni anni partecipano alla Maker Faire (Texas Instruments, Microchip, Atmel, ecc.), spingono molto sull’aspetto creativo delle applicazioni presentate, piuttosto che sull’aspetto tecnologico. Negli ultimi tempi tutti i produttori di semiconduttori si sono avvicinati al mondo dei maker proponendo prodotti e demo specifiche, semplificando dove possibile i sistemi di sviluppo e supportando tutte quelle aziende e associazioni che progettano e realizzano prodotti embedded e schede di sviluppo per questo mercato (Arduino, RaspberryPi, Beagle Bone, Banana Pi, Udoo, ecc.).
Ovviamente tutte queste realtà più tante altre erano presenti alla Maker Faire insieme a Make Magazine, col suo stand centrale dove si sono svolti i seminari, le presentazioni e i workshop, tutti sempre molto affollati.
Dopo l’esperienza della Maker Faire di New York, per la prima volta anche a San Mateo è stata organizzata – a cura dell’ICE (Istituto per il Commercio Estero) – un’area destinata ai maker, ai FabLab, alle start-up e alle aziende italiane che operano in questo campo. E per la prima volta anche noi di ElettronicaIn/Futura Elettronica abbiamo partecipato come espositori (dopo averla frequentata per tanti anni come visitatori) a questa manifestazione, presentando l’ultima versione della Choco 3Drag e l’applicazione per PhotoSharing realizzata con la board RandA.
Non sappiamo quanto siamo stati propositivi o innovativi, non sta a noi dirlo; quello che possiamo affermare è che abbiamo sicuramente suscitato stupore, curiosità e interesse nelle tantissime persone che si sono fermate al nostro stand.
Le immagini che pubblichiamo, riprese dal nostro sistema di PhotoSharing, sono solamente una piccola parte delle centinaia di ritratti che si sono fatti i nostri visitatori e che sono stati pubblicati sulle loro e sulle nostre pagine Facebook.
Per quanto riguarda l’area espositiva organizzata dall’ICE, questa volta lo spazio a disposizione è sembrato addirittura esagerato (rispetto alla Maker Faire di New York dello scorso settembre), anche perché le aziende che hanno aderito sono state davvero …pochine, con “Fonderie Digitali” che ha occupato la metà dello spazio disponibile.
Per quanto riguarda gli altri italiani presenti, da segnalare le due organizzazioni che si contendono il marchio Arduino: da un parte lo stand di Arduino.cc in collaborazione con Atmel e con la presenza di Massimo Banzi e, a poche decine di metri di distanza, quello di Arduino.org di Gianluca Martino e Federico Musto con la presenza di Dog Hunter e Linino.
Al primo stand erano presenti anche i ragazzi di Sharebot, quelli di Primo e una demo Sigfox funzionante con la board SmartEverything di Amel; nello stand di Arduino.org erano invece presenti i ragazzi dell’Università di Messina che stanno lavorando all’IDE e al software dei nuovi prodotti della società di Musto.
Sabato, come riportato nell’apposito post, Massimo Banzi ha annunciato durante un affollato speech, la nuova strategia di Arduino.cc che prevede un accordo produttivo con Adafruit relativo al mercato statunitense e il lancio del nuovo marchio Genuino per quanto riguarda il resto del mondo.
La decima edizione della Maker Faire Bay Area ha visto la presenza di 145.000 visitatori (12% in più rispetto all’edizione 2014), grazie anche all’apertura pomeridiana del venerdì e ad un’area che è stata aggiunta “rubandola” al parcheggio principale. In considerazione dell’estensione attuale della fiera, a nostro avviso, questo è il numero massimo di visitatori: in alcuni momenti del sabato e della domenica era infatti praticamente impossibile muoversi, con lunghissime code ai punti di ristoro.
Il venerdì sera, come tradizione, l’organizzazione ha offerto Paella e birra a tutti i makers e agli espositori presenti, con Dale Dougherty in persona a riempire i piatti.
In sottofondo, la musica del complesso Bike the Rock, con le biciclette che alimentano l’impianto elettrico del gruppo e tantissimi ragazzi a pedalare per garantirsi la musica. Sicuramente un altro momento significativo della manifestazione, anche questo in sintonia con lo spirito della Maker Faire.
In occasione della decima edizione della Maker Faire, le città di San Mateo, San Francisco, e Oakland hanno dichiarato la settimana precedente “Maker Week” organizzando attività, incontri, ed eventi collaterali.  Questi gli altri numeri della manifestazione:

  • I visitatori sono arrivati da 46 Stati degli USA e da 45 paesi di tutto il mondo
  • Oltre il 40% dei visitatori ha preso parte alla Maker Faire per la prima volta
  • Il 59% dei visitatori era composto da famiglie
  • 1.200 sono stati i progetti dei maker presentati quest’anno
  • Oltre 500 i maker che hanno organizzato attività col pubblico
  • 278 sono state le presentazioni di progetti, esperienze e attività presso l’apposita area di Make Magazine
  • Il 24% dei maker presenti ha partecipato per la prima volta alla Maker Faire
  • I maker provenienti dall’estero sono stati 59

I numeri delle Maker Faire nel resto del mondo sono ancora più impressionanti: nel 2014 si sono svolte 131 manifestazioni sotto l’egida di Make Media con la presenza di 2,3 milioni di visitatori.
L’appuntamento per la undicesima edizione della Maker Faire Bay Area è per il week-end del 21-22 maggio 2016.
 
 

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