Dal braccio robotico all’intelligenza artificiale

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Ormai tutti diamo per scontato che robot e computer prenderanno il posto dei lavoratori che oggi svolgono un’attività manuale anche di tipo complesso, come l’autista o il cuoco.
A riprova di ciò, da poco hanno preso il via, anche se ancora a carattere sperimentale, servizi di taxi con vetture a guida autonoma a Singapore e a Pittsburg, mentre a San Francisco è stato inaugurato il primo ristorante al mondo senza personale, camerieri, cuochi o altro.

Quello che invece molti ritengono improbabile è che le “macchine”  prendano il posto di lavoratori con elevata professionalità, medici, avvocati, giornalisti.  Nulla di più sbagliato: già oggi molti sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di diagnosticare con maggior precisione una malattia, i computer possono svolgere più velocemente e meglio il lavoro di moltissimi avvocati, appositi software possono scrivere la cronaca di una partita di calcio meglio di tanti giornalisti. Non è il futuro, bensì il presente: tutti questi esempi di applicazione dell’intelligenza artificiale sono già in uso con piena soddisfazione di chi li ha messi a punto e di chi li ha acquistati e li sta utilizzando. Anche perché, come nel caso delle diagnosi mediche, questi sistemi consentono di ottenere un livello di precisione superiore con maggior soddisfazione dei pazienti.

Nella convinzione che i robot non riusciranno mai a sostituire le professioni intellettuali c’è sicuramente l’incapacità di vedere e capire qualcosa di etereo e impalpabile qual è il software, mentre i bracci robot e le fabbriche automatizzate si possono toccare con mano.

In ogni caso, il vero problema riguarda la velocità con cui la digitalizzazione, l’automazione e l’informatizzazione stanno mettendo a rischio moltissimi posti di lavoro, comprese professioni che nessuno mai avrebbe immaginato. E se in futuro avremo bisogno di meno medici o avvocati, già ora abbiamo bisogno, anche nel nostro Paese, di molti più tecnici e ingegneri in grado di lavorare in questi nuovi settori, specie nell’ambito dell’automazione.

E nel caso l’intelligenza artificiale e l’automazione provochino una riduzione complessiva dei posti di lavoro, sarà compito della politica trovare delle soluzioni.

Noi ci limitiamo a segnalare, specie ai giovani che in questo periodo si stanno iscrivendo all’Università, come la tecnologia cambierà, mettendo a rischio tantissime professioni. D’altra parte il progresso non si può fermare, e quello che si può fare, a livello individuale, è cercare di capire cosa sta succedendo intorno a noi. Da questo punto di vista, speriamo che questo nuovo numero della rivista fornisca validi spunti.

 

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